Dopo qualche anno sono pronto a tornare in Francia. I pregiudizi che mi porto dietro da anni (fin da quando ero costretto a corsi di recupero estivi per conquistare una misera sufficienza) mi hanno sempre tenuto distante dalla lingua e non hanno mai fatto scaturire un amore per questa nazione.
E’
interessante, però, la sensazione che provo, ogni volta, nell’essere smentito
dall’esperienza. Probabilmente dipende dai posti che scelgo, più vicini ai miei
interessi, ma alla fine rimango sempre ostinatamente attaccato ai pregiudizi.
La
regione che ho scelto per questo viaggio è molto lontana da Parigi, siamo
nell’estremo sud: il Roussiglion.
Questa Francia è abitata da “altri” francesi rispetto la capitale, confina con la Catalunya, del cui regno faceva parte, ma non conserva un viscerale attaccamento ai fervori catalani. Tutte le insegne, però, sono scritte in due lingue: francese e catalano, appunto.
Questa Francia è abitata da “altri” francesi rispetto la capitale, confina con la Catalunya, del cui regno faceva parte, ma non conserva un viscerale attaccamento ai fervori catalani. Tutte le insegne, però, sono scritte in due lingue: francese e catalano, appunto.
In
questo itinerario m’interessa vedere la parte medievale con il centro di
Carcassonne e la “regione dei Catari”. I monasteri francesi a ridosso dei
Pirenei, la Francia “modernista”, dove trovarono ispirazione Toulouse-Lautrec,
Dalì ecc.. ed infine Tolosa.
Il
mio viaggio comincia proprio da Carcassonne, città medievale che avevo visto passando
in autostrada nel lontano 2000, allora andavo verso Santiago de Compostela… in
camper.
Carcassonne
è un sogno per chi, come me, è fanatico di medioevo. Ho provato impazienza e
timore nell’approssimarmi alle mura attraverso una via acciottolata
scomodissima.
L’impazienza
mi era data dall’avvicinarmi ad un luogo perfettamente conservato, dove speravo
di rivivere un’atmosfera congelata dal tempo. Avevo però paura che i lavori di
custodia della storia fossero stati troppo fantasiosi, che il restauro avesse
compromesso l’aspetto originale a favore della volontà di confezionare un
prodotto per attirare turisti.
L’impazienza
è ampiamente ripagata dal percorrere le mura in cerca della via d’ingresso alla
cittadella. L’intricato incastro delle varie cortine murarie, gli accorgimenti
per difendere la città e non essere colpiti, rappresentano un esempio di ingegneria
militare al massimo livello.
Feritoie, torri, merlature e inferriate. Sembra un parco giochi per adulti!
Feritoie, torri, merlature e inferriate. Sembra un parco giochi per adulti!
Anche
la città dentro le mura è bellissima, conservata e restaurata nel migliore dei
modi.
La basilica di St.Nazarre è un vero e proprio gioiello, le mura appaiono svuotate e completamente ricoperte di vetrate policrome. La luce del sole penetra ad illuminare tutta la zona dell’altare, aggiungendo una nota di colore ai tetri canti gregoriani in filodiffusione.
Il castello, al contrario, mi ha deluso. Il percorso che attraversa diversi ambienti è svuotato di tutti gli arredi (probabilmente andati persi o esposti in qualche museo). In una sala è possibile ammirare degli affreschi dell’epoca, ma la delusione me li ha fatti vedere come disegni a pastello fatti da qualche bimbo poco rispettoso della storia.
La
parte bassa di Carcassonne non è per niente brutta, sarà l’aria delle festività
e le piazze addobbate a festa che danno uno spirito allegro e richiamano un po’
di gente in strada.
Non
è che ci sia poi molto, l’idea che lascia è di una città sonnolenta appollaiata
sotto la storia di Francia.
Roussillon
Roussillon
Da
Carcassonne verso ovest la strada corre incontro all’aspra catena dei Pirenei, l’avvicinamento è graduale attraverso colline dolci coperte di vegetazione.
L’asfalto perfetto e le curve sinuose concedono qualche sosta per osservare il magnifico ambiente circostante.
L’asfalto perfetto e le curve sinuose concedono qualche sosta per osservare il magnifico ambiente circostante.
I
pochi paesi che si incontrano sono silenziosi e deserti ai lati di fiumi gonfi
d’acqua.
Dei ruderi arrampicati sulla cima di alti scogli di pietra sono le sentinelle che preludono alla terra simbolo degli asceti, ma prima di iniziare le arrampicate fino ai castelli, devo avverare il sogno di vedere la mitica Rennes les Chateaux.
C’è
qualcuno che non conosce il "Codice Da Vinci”? Film o libro che sia? C’è
qualcuno che non ricorda il nome di Sauniere? C’è qualcuno che non conosce le
teorie sul tesoro dei templari e del sacro Graal? Beh, tutte queste leggende passano
anche da qui.
Il
reverendo Sauniere, parroco di questo paese sperduto nel sud della Francia,
d’improvviso iniziò dei lavori di ampliamento della chiesa fino a raggiungere
dimensioni spropositate rispetto al misero paese che la circonda.
Lo
stesso intraprendente parroco fece costruire una villa sontuosa da lasciare,
dopo la sua morte, alla comunità.
Non
mi dilungo oltre, i curiosi possono trovare in biblioteca o in rete tutto quel
che desiderano sull’argomento.
Il
paese è rimasto misero, poche case e nessuna struttura, se non un bar e una
libreria, ma tutto fa pensare che carovane di turisti si arrampicano fin qui
per vedere l’ormai famosa chiesa, l’ampio parcheggio per autobus ne è la
riprova.
Le
magnifiche decorazioni della collegiata di Rennes, con simboli templari e
massonici, sono, purtroppo, rimaste un miraggio. La chiesa rimane chiusa tutto
il periodo natalizio per riaprire solo il 4 gennaio.
Riparto
alla volta dei castelli Catari sperando in una maggiore fortuna, ma il
paesaggio non mi fa ripiangere questa deviazione. Il cielo nuvoloso mi regala
degli squarci in cui il sole accende vallate splendide. Le nuvole nere e lo
sfondo dei Pirenei compongono uno scenario incredibile, quasi surreale. Al di là
delle leggende che circondano la zona, Catari, Templari o Sacro Graal, è ancora
una volta la natura a rendersi protagonista, a lasciarmi sbalordito.
Il
pranzo è semplice, ma gustosissimo, carne e formaggi, in questa regione, hanno
pochi eguali al mondo e il degno compiersi di un viaggio prevede anche di
queste soddisfazioni. Riparto alla volta di questi benedetti castelli a
rincorrere l’intensa e misteriosa leggenda dei Càtari.
“Con la definizione di càtari,
detti anche albigesi (dal nome della cittadina francese di Albi), furono successivamente
designate le persone coinvolte nel sostegno culturale o religioso del movimento
ereticale sorto intorno al XII secolo in Occitania. Le
dottrine càtare vennero condannate come eretiche dalla Chiesa romana, prima
ancora che essa, dopo il Concilio di Trento potesse definirsi Chiesa cattolica[senza fonte]. I catari non furono duramente combattuti,
come si crede generalmente, da Bernardo di Chiaravalle,
il quale creò proprio per loro i "conversi", corpo laico all'interno
dei monasteri cistercensi, nei quali essi potevano esprimersi nelle loro
pratiche religiose. Egli guardava a loro con interesse: sebbene la loro
predicazione non fosse accettabile da parte della Chiesa, il loro modo di
vivere era encomiabile, fondato sull'esercizio di povertà, umiltà e carità. Era
questo il fondamento della facile diffusione dell'eresia, poiché era più vicino
alla povera gente di quanto non lo fossero gli alti prelati con le loro sottili
discussioni teologiche.“ fonte wikipedia.
I “castelli” di Peyrepertouse e Queribus sono i più gettonati per le visite, probabilmente perché sorgono in prossimità della statale che attraversa la zona.
Rinuncio
a visitare il primo perché la nebbia è impenetrabile (in realtà sono nuvole,
siamo quasi a 1.000 metri di quota) e non mi avrebbe concesso nulla se non mura
diroccate e scalini incerti.
Arrivato
al secondo castello, che dista pochi chilometri, le nubi si sono
diradate e il sole, messo di taglio, illumina tutto il versante ovest del
castello facendolo apparire dorato dall’alto della rupe.
L’arrampicata
dal parcheggio al castello è breve e non troppo difficoltosa, un tipico
stradello di montagna. Il castello/monastero si affaccia sulle valli
circostanti dominando il panorama fino ai Pirenei.
Gli
edifici in gran parte diroccati, rendono però l’idea di una vita con pochi fasti
lontano dall’umanità e a stretto contatto con la natura e gli elementi.
Per terminare
con questa regione devo segnalare un’altra curiosità. A pochi chilometri da
Rennes les Chateaux in direzione Queribus c’è il paese di Bugarach. Secondo una leggenda
(o fantasia) sarebbe stato uno degli unici due luoghi a salvarsi dall’apocalisse
del 2012 (La famosa “profezia dei Maya”). Ciò sarebbe stato possibile perché,
così vuole la leggenda, proprio qui è custodito il Sacro Graal. L’altro paese
si trova in Italia, fuori Torino. Si tratta di Angrogna. Ignoro, però, il
motivo per cui anche questo paese si sarebbe salvato.
Mi
trovo in zona solo 8 giorni dallo scadere della profezia e, giuro, non mi è
passato neanche per la testa di andare a “visitare” questo paese.
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